Ovodonazione Catania

Con tale tecnica si consente la possibilità di una gravidanza anche a tutte quelle donne che non sono più in grado di produrre ovociti.

Talvolta come conseguenza di una “superovulazione” e della fertilizzazione “in vitro”, gli embrioni ottenuti possono essere superiori al numero ritenuto ideale per un singolo transfer. Ecco che allora la possibilità di conservare gli embrioni in eccesso mediante un congelamento in azoto liquido (a temperaturea.

Con tale tecnica si consente la possibilità di una gravidanza anche a tutte quelle donne che, pur possedendo un utero integro, non sono più in grado di produrre ovociti (il gamete femminile) per il concepimento. Si tratta di donne (circa il 10% delle donne sterili) che sono precocemente entrate in menopausa, donne le cui ovaie non sono più funzionanti a cause di terapie antiblastiche (es. terapie per neoplasie) o perché le ovaie sono state asportate chirurgicamente, etc.

La fecondazione in vitro di ovociti umani ha reso possibile la donazione di queste cellule da una donna all’altra. La nascita del primo bambino mediante ovodonazione risale al 1983 e da allora questa metodica si è largamente diffusa, nonostante le implicazioni etico-giuridiche che ne possono scaturire. L’utero della “ricevente” viene preparato all’impianto di un eventuale embrione mediante la somministrazione di una ben precisa terapia ormonale sequenziale, ovvero mediante delle varie preparazioni farmacologiche, anche per le pazienti con una normale funzione ovarica.

Quando la donatrice è una paziente sterile gestita nel nostro stesso centro i protocolli di preparazione vengono attuati per migliorare la sincronizzazione proprio fra donatrice e ricevente, ed ampliare il periodo in cui la ricevente può “aspettare” eventuali ovociti disponibili, in quanto l’embrione deve essere trasferito in un “periodo finestra” ben preciso del cosiddetto ciclo uterino.
Gli ovociti della donatrice destinati alla donazione, una volta prelevati con il pick-up sono inseminati “in vitro” con gli spermatozoi del marito della ricevente e posti in coltura.

Gli embrioni che eventualmente si svilupperanno sono poi trasferiti in utero dopo 2-3 giorni dalla inseminazione. La ricevente non è la madre biologica del nascituro, ma essendo colei che lo partorisce, ne diviene la madre legittima.

Le donatrici sono quindi, in questi casi, pazienti sterili, che si sottopongono a cicli di concepimento assistito, che donano volontariamente, in forma anonima e gratuita e che sottoscrivono un apposito consenso informato, che sono state sottoposte ad uno screening medico e genetico molto approfondito.

Devono avere un’età inferiore a 36 anni, mappa cromosomica normale e assenza di malattie infettive ed ereditarie: deve essere comunque loro assicurato un numero di ovociti più che sufficiente per il proprio trattamento di riproduzione assistita.

È anche per questa ragione che la disponibilità di ovociti è limitata ed imprevedibile, e spesso la ricevente “sincronizzata” non può disporre di cellule uovo donate in quel ciclo previsto.
Possono allora essere utilizzati ovociti forniti dalle migliori Banche di Gameti europee cui facciamo riferimento (vedi capitolo precedente “Tecniche Eterologhe”). Della ricevente, che non deve essere di età superiore a quella riproduttiva naturale, viene studiata e valutata la presenza di eventuali controindicazioni alla terapia ormonale da eseguire, oltreché la capacità di portare a termine una gravidanza senza eccessivi rischi per sé e per il feto. Anche il marito deve sottoporsi ad esami che escludano malattie genetiche ed infettive trasmissibili alla prole.

inferiori a 196°) permette di poterli trasferire in utero in un tempo successivo, evitando così di ripetere tutte le fasi di un nuovo ciclo. Dall’inizio degli anni ottanta sono state via via perfezionate le metodiche ed i tempi di congelamento, ed è oggi divenuto di estrema importanza, tecnica e morale, che i Centri di Medicina della Riproduzione possano eseguire la crioconservazione degli embrioni “in eccesso”. Infatti, quando l’alternativa è unicamente la distruzione di patrimoni genetici umani, la crioconservazione diviene una insostituibile necessità etica. Le nuove tecniche di congelamento degli ovociti (che sono cellule e non organismi), consente di porre fine ai dilemmi di ordine etico-morale legati alla crioconservazione degli embrioni, anche se ne consegue una quantità di gravidanze inferiore.

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