Domande frequenti

Domande sulle tecniche di fecondazione

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Al di là di promesse mirabolanti con tassi di successo improbabili che alcuni Centri pubblicizzano su web e social, le reali probabilità di ottenere una gravidanza in una coppia che ricorre alla riproduzione assistita dipendono da alcune variabili, di cui l’età è sicuramente una delle più importanti.

È necessario valutare anche l’integrità dell’apparato genitale riproduttivo femminile, la qualità del liquido seminale del partner e la riserva ovarica ancora disponibile. Una volta rimosso l’ostacolo che impedisce la riproduzione, grazie alle procedure di PMA, le probabilità di una gravidanza non sono diverse da quelle che ha una coppia giovane e fertile, dopo un mese di tentativi con rapporti liberi, probabilità che si aggirano intorno al 20-30%.

La legge 40/2004 non indica dei limiti precisi. Riporta unicamente che possono ricorrere a queste tecniche le “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi“.

La Conferenza delle Regioni nel 2004 ha indicato come limite per la donna 43 anni. L’Emilia Romagna ha innalzato a 45 anni l’età massima e il Veneto a 50.
Ogni caso ogni singolo Centro, per altro, può valutare la situazione individuale della coppia dove aver letto i risultati degli esami e quindi consigliare l’iter più adatto. Ricordiamo che le gonadotropine (necessarie per la stimolazione ovarica) sono prescrivibili a carico della nostra Regione (SSR) sino a 45 anni e con un valore di FSH, dosato al terzo giorno del ciclo, non superiore a 30.

Attualmente nelle nostra Regione i trattamenti di PMA non rientrano nei LEA, per cui, ad eccezione di 2/3 Centri pubblici, le tecniche si effettuano nel privato.

I costi si diversificano in base al fatto se la fecondazione assistita sia omologa o eterologa (cioè con donazione di gameti), se di primo livello (inseminazione intrauterina IUI) oppure di II livello (FIVET o ICSI), ovvero se sono richieste tecniche aggiuntive come il test genetico preimpianto o il prelievo chirurgico degli spermatozoi (MESA – TESE/A – PESA).

I costi dipenderanno quindi dal tipo di tecnica.
È così possibile fare un confronto semplice e chiaro con i costi proposti dagli altri Centri, sempre se li pubblicano come facciamo noi!

I fibromi uterini non sono in assoluto una causa di mancato concepimento, come dimostrato da milioni di donne che concepiscono spontaneamente anche con i fibromi, ma la loro influenza dipende da alcuni fattori, come il volume e la collocazione, da valutare da caso a caso.

Cambia infatti l’influenza del fibroma sulla fertilità, come, ad esempio se è particolarmente voluminoso, oppure se la sua collocazione, all’interno od adiacente alla cavità uterina, può causare difficoltà nell’impianto dell’embrione e/o provocare problemi alla gravidanza ed al parto. Il ginecologo esperto di infertilità saprà indicare se i fibromi debbano essere asportati o meno.

Al di là di promesse mirabolanti con tassi di successo improbabili (che fungono solo da specchietto per le allodole) sbandierate nei siti da alcuni Centri, le reali probabilità di raggiungere la gravidanza, anche per un coppia giovane e fertile, sono del 20-30% dopo un mese di rapporti liberi e le tecniche di fecondazione assistita, aiutando a superare un ostacolo al concepimento, cercano di riportare la coppia alla sua possibilità “naturale” di concepire, non potendo modificarne in alcun modo i limiti naturali.

Le probabilità di successo di ogni tecnica di PMA dovrebbe essere sempre riferite ad un ciclo completo di trattamenti e non al singolo tentativo. Si potrà parlare cioè di insuccesso della metodica, salvo casi particolari, solo dopo almeno 3-4 tentativi giunti al trasferimento embrionario.
Il ginecologo del Centro potrà proporre varianti della tecnica per renderla efficace.

I tempi di attesa per accedere alla fecondazione assistita in un Centro pubblico in Italia sono piuttosto lunghi. Noi abbiamo compresso al massimo i tempi, in quanto non lavoriamo “a cicli” ma a “in continuo”, abbiamo cioè equipe, sale operatori e laboratori sempre attivi. Una volta quindi che gli esami propedeutici e necessari alla esecuzione della tecnica sono pronti, il tempo di attesa per iniziare la stimolazione è di circa 30 gg.

La stimolazione ormonale dell’ovaio utilizzata, in un ciclo di fecondazione assistita è generalmente di breve durata (10-15 giorni), e difficilmente comporta effetti collaterali durante la sua esecuzione o nelle settimane successive, anche perché i livelli ormonali che si raggiungono, ad esempio di estradiolo e progesterone, sono nettamente inferiori a quelli che poi produrrà la placenta una volta ottenuta la gravidanza. Talvolta si può verificare una lieve ritenzione idrica ed un aumento del peso corporeo, sovrapponibile a quanto avviene nelle prime settimane di gravidanza.

Alcune donne più giovani e/o dotate di buona riserva ovarica (es quelle affette da Sindrome PCO) possono andare più facilmente incontro ad una iperstimolazione ovarica severa, una patologia che insorge con un eccessivo aumento di volume ovaie ed una produzione di liquido che si raccoglie nella pelvi (ascite) e talvolta nel torace (idrotorace), con contemporanea diminuzione delle proteine nel sangue ed emoconcentrazione, sindrome che richiede il ricovero ospedaliero.
Fortunatamente oggi esistono numerose ed efficaci strategie per scongiurare questo evento, come, ad esempio, differire il transfer embrionale in un ciclo diverso da quello della stimolazione.

Per quanto concerne un ipotizzato aumento del rischio oncologico, specialmente ovarico, i dati della letteratura non confermano invece questo incremento di patologie tumorali nelle donne che si sono sottoposte a più cicli di stimolazione ormonale per la cura dell’infertilità. È ovvio, per altro, che viene consigliata comunque, in questo senso, una attenta sorveglianza in tutte le donne che effettuano cicli di stimolo per procedure di PMA, con periodici controlli di screening (ecografia pelvica, mammografia, pap test ecc.) per escludere patologie in atto o sospette.