L’aborto spontaneo è la perdita di gravidanza che avviene precocemente entro i primi tre mesi di gestazione. È un evento naturale purtroppo molto frequente che oggi riguarda il 15/20% delle gravidanze, a differenza degli aborti tardivi decisamente meno consueti.
Perché accade?
L’aborto spontaneo precoce è spesso causato da anomalie cromosomiche o genetiche che entrano in gioco impedendo agli embrioni di sopravvivere e svilupparsi in modo adeguato. Si tratta di un meccanismo di selezione naturale che comporta l’interruzione della gravidanza, a volte resa ancora più traumatica dalla mancanza di sintomi riconoscibili. Può accadere, infatti, di confondere un aborto precoce con un ciclo mestruale tardivo. In assenza di sintomi particolarmente evidenti non ci si accorge che la gravidanza è finita poiché l’aborto spontaneo può manifestarsi anche senza perdite di tracce ematiche.
Perdere un bambino nelle prime settimane di gravidanza è un’esperienza emotivamente dolorosa che ha un impatto psicologico non trascurabile sia sulla donna che sulla coppia. Il momento successivo all’aborto spontaneo è delicato e le ripercussioni psicologiche possono essere devastanti. Per questo è necessario fornire un supporto emozionale adeguato alla coppia e aiutarla a elaborare la perdita e superare il trauma.
Per confermare l’aborto spontaneo, la donna deve sottoporsi alla misurazione quantitativa della beta-hCG, a un’ecografia e all’esame pelvico. In seguito si applicano le procedure – farmacologiche o chirurgiche – per espellere il materiale residuato nell’utero non più vitale. Dopo circa 4-6 settimane tornerà il ciclo mestruale e così la possibilità di tentare un nuovo concepimento.
Dal punto di vista evolutivo l’aborto spontaneo è da considerarsi un fenomeno naturale, a volte inevitabile, nel momento del concepimento. Tuttavia potrebbe essere un episodio isolato nella vita riproduttiva di una coppia che non esclude la possibilità di una nuova gravidanza, dopo aver effettuato le opportune indagini diagnostiche.